Secondo BBC, 49 persone sono state uccise e 48 ferite in sparatorie a due moschee a Christchurch, Nuova Zelanda, nel più sanguinoso attacco della nazione. Un uomo armato che si identifica come un australiano trasmesso in diretta ha scatenato la furia della moschea di Al Noor su Facebook. Aveva sposato le idee razziste e anti-immigrati. La polizia dice che un uomo di circa 20 anni è stato arrestato e accusato di omicidio. Altri due uomini e una donna sono stati arrestati. Nessun nome è stato reso pubblico. Armi da fuoco e ordigni esplosivi sono stati recuperati, ha dichiarato il commissario della polizia Mike Bush. Il primo ministro Jacinda Ardern l’ha descritto come un attacco terroristico e uno dei “giorni più bui” della Nuova Zelanda.
Un sopravvissuto disse a TV New Zealand di aver visto l’uomo armato sparare a un uomo al petto. L’aggressore avrebbe preso di mira la sala di preghiera degli uomini nella moschea, quindi si è trasferito nella stanza delle donne. “Quello che ho fatto è stato semplicemente aspettare e pregare, Dio per favore, lascia che questo ragazzo finisca i proiettili”, ha detto il testimone. “È venuto da questa parte, ha sparato da questa parte, è andato in un’altra stanza ed è andato nella sezione delle donne e li ha uccisi. Ho appena sentito una delle signore è morta”.
Si dice che il bandito abbia guidato circa 5 km (tre miglia) verso un’altra moschea nel sobborgo di Linwood, dove si è verificata la seconda sparatoria. I conti dei social media in nome di Brenton Tarrant furono usati per pubblicare un lungo documento razzista in cui l’autore identificava le moschee che in seguito furono attaccate. L’uomo dice di aver iniziato a pianificare un attacco dopo aver visitato l’Europa nel 2017 e di essere stato irritato dagli eventi lì.
Papa Francesco ha offerto la sua “sentita solidarietà” ed è stato “profondamente rattristato nell’apprendere della ferita e della perdita di vite umane causate da atti di violenza insensati”, ha dichiarato in un telegramma il Segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin.