L’obiettivo sarebbe fallito, ma il massiccio attacco israeliano con bombe anti bunker nel quartiere centrale di Basta el-Faouqa a Beirut, alle 4 del mattino, ha provocato il crollo di un edificio di 8 piani, 15 morti e decine di feriti. Il raid è arrivato senza preavviso, il portavoce in lingua araba dell’Idf non ha inviato alcun messaggio ai civili per chiedere di evacuare per tempo, lasciando immaginare che il bersaglio fosse di grosso calibro.
Una fonte israeliana ha confermato che nel mirino c’era Muhammad Haydar, considerato il sostituto di fatto del capo di stato maggiore di Hezbollah Fuad Shukar, ucciso quest’estate, ed unico comandante anziano rimasto in vita del consiglio della Jihad. Haydar è ritenuto il responsabile di tutti i progetti militari classificati che Hezbollah gestisce attraverso la forza Quds iraniana, oltre che per il trasferimento di armi dall’Iran attraverso la Siria.
Fonti libanesi hanno ipotizzato che l’Iaf mirasse ancora più in alto, cioè a Naim Qassem, successore alla guida del partito di Dio di Hasan Nasrallah, ucciso (con bombe anti bunker, dello stesso tipo usato la scorsa notte) alla fine di settembre. Non ci sono conferme, ma intanto funzionari israeliani hanno riferito in forma anonima al notiziario saudita al Hadath che il tentativo di assassinare il capo delle operazioni di Hezbollah è fallito. Nella notte, mentre l’edificio veniva colpito nel cuore della capitale libanese, i caccia israeliani hanno lanciato diverse ondate di attacchi contro obiettivi dell’organizzazione sciita nella roccaforte di Dahiyeh, alla periferia sud di Beirut.
Secondo il ministero della Sanità libanese, in giornata almeno 30 persone sono state uccise in attacchi israeliani nel sud e nell’est del Paese. Il Libano è stato al centro di un incontro tra il capo del comando centrale americano Michael Kurilla, arrivato in Israele, e il capo di stato maggiore Herzi Halevi. E anche della telefonata tra Lloyd Austin e il ministro degli Esteri Israel Katz: il Pentagono ha riferito che il segretario alla Difesa Usa ha sottolineato l’importanza di “garantire la sicurezza e l’incolumità delle forze armate libanesi e delle forze Unifil”, anche su richiesta degli alleati, tra cui l’Italia.
La questione è stata anche affrontata in una telefonata tra il primo ministro libanese Nagib Mikati e la premier italiana. Mikati ha assicurato a Meloni che il Libano è impegnato a indagare sull’attacco “inaccettabile” ai peacekeeper, per il quale Roma e l’Unifil hanno accusato Hezbollah.
“Spero che questo sfortunato evento non influisca sulla vostra determinazione a sostenere il Libano né sul vostro ruolo cruciale nell’aiutarci a raggiungere un cessate il fuoco”, ha sottolineato Mikati. Austin ha anche ribadito l’impegno di Washington per una soluzione diplomatica in Libano.
Sulla questione, fonti israeliane hanno dichiarato ai media locali che “ci sono buone probabilità che i negoziati per il cessate il fuoco vengano completati la prossima settimana”, dopo che nei giorni scorsi l’inviato della Casa Bianca Amos Hochstein ha incontrato a Gerusalemme il premier israeliano Benyamin Netanyahu, e prima ancora a Beirut il governo libanese e il presidente del Parlamento Nabih Berri, alleato e negoziatore per Hezbollah.
Secondo le stime degli analisti israeliani, se verrà firmato l’accordo, è abbastanza chiaro che Hezbollah cercherà di trarre vantaggio dai lavori di ricostruzione per creare nuove infrastrutture e riarmarsi dopo i gravi colpi subiti dall’Idf con l’Iran che proverà a ripristinare la potenza di fuoco del suo principale alleato, trasferendo missili di precisione, droni e strutture per la fabbricazione di armi.
Sul fronte di Gaza, Abu Obeida, portavoce delle brigate al-Qassam, l’ala militare di Hamas, ha dichiarato che una “donna israeliana in ostaggio nel nord della Striscia è stata uccisa dai raid dell’Idf, mentre la vita di un’altra prigioniera che era con lei è ancora in pericolo”. E ha pubblicato su Telegram una foto sfocata del cadavere dell’ostaggio.
L’esercito ha detto che sono in corso verifiche. Sabato mattina il gruppo terroristico ha dichiarato che almeno 19 persone sono state uccise in un attacco. L’ufficio di Netanyahu, intanto, ha confermato che ad Abu Dhabi un rabbino del movimento Chabad è scomparso da giovedì e i servizi di intelligence del Paese insieme con il Mossad sospettano che sia stato rapito o ucciso con un’azione terroristica.
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