Putin cerca nuove forze per l’Ucraina e recluta yemeniti

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    La Russia continua a premere sull’Ucraina, rafforzando i suoi ranghi sul terreno, per conquistare più territorio possibile prima di un eventuale negoziato, favorito da Donald Trump. Vladimir Putin, dove aver chiesto a Kim Jong-un migliaia di soldati norcordeani da affiancare alle truppe dell’Armata, ora si sarebbe rivolto anche agli Houthi per reclutare con la forza yemeniti in fuga dal loro Paese.

    Sul fronte opposto, tra gli alleati di Kiev, è la Francia a fare un passo avanti verso il Paese che subisce l’invasione: Parigi, dopo Washington e Londra, ha dato il sostanziale via libera agli ucraini a utilizzare i suoi missili a lungo raggio anche per colpire in Russia.

    Le centinaia di migliaia di perdite costate finora a Mosca in questo lungo conflitto in Ucraina hanno spinto Putin a reclutamenti forzati, a incentivi economici alla leva, e sono stati arruolati anche i detenuti per alimentare lo sforzo bellico. Ma per evitare una mobilitazione generale che potrebbe creare malcontento interno, lo zar si sta rivolgendo sempre di più ai suoi alleati per ottenere uomini abili al combattimento, o semplici tecnici che possano assistere i soldati.

    Il Financial Times, in particolare, ha rivelato che da luglio i russi stanno portando in Ucraina centinaia di yemeniti. Il quotidiano britannico ha interpellato alcune di queste reclute, afflitte dalla povertà e dalla guerra in patria, che affermano di aver viaggiato in Russia dietro la promessa di impieghi ben pagati e persino della cittadinanza. E una volta arrivati, grazie a enti collegati agli Houthi, sono stati invece reclutati a forza. Gli yemeniti si aggiungono ai mercenari e volontari che hanno rafforzato le file dei russi in questi anni di guerra. Con un salto di qualità importante negli ultimi mesi, rappresentato dagli oltre diecimila soldati effettivi della Corea del Nord.

    Schierati soprattutto nel Kursk ma che hanno iniziato a confluire anche nei fronti ucraini. Il conflitto intanto prosegue con i comandi russi che continuano ad assistere l’avanzata delle truppe di terra con gli attacchi aerei. La scorsa settimana, ha stimato Volodymyr Zelensky, l’Ucraina è stata presa di mira da quasi 500 droni a da oltre 20 missili. Non c’è tregua, quasi ogni notte, neanche per le grandi città come Kiev. A Dnipro, i servizi segreti hanno mostrato ai giornalisti i frammenti del nuovo missile balistico russo testato giovedì sulla città.

    Ammettendo di non aver mai visto un’arma simile. Mosca ha iniziato a produrli in serie. Lo stesso Zelensky ha insistito con gli alleati sulla necessità di ottenere nuovi strumenti di difesa anti-aerea e dalla Francia è arrivata una significativa apertura. La formulazione del ministro degli Esteri Jean-Noël Barrot è che “non ci sono linee rosse” sul sostegno all’Ucraina, e questo vuol dire che Kiev potrebbe anche schierare missili francesi a lungo raggio contro la Russia, “secondo la logica dell’autodifesa”. Anche se non ha confermato se le armi francesi, in particolare i missili Scalp già mandati a Kiev, siano già state utilizzate.

    Da Washington nel frattempo anche Donald Trump ha iniziato ad affrontare il dossier Ucraina. Il presidente eletto, che avrebbe già avuto un colloquio con Putin, vuole raggiungere un accordo, se non altro per smettere di inviare armi per miliardi di dollari a Kiev. In quest’ottica, il suo staff ha intenzione di mettersi subito a lavoro con l’amministrazione Biden, ha spiegato alla Fox il prossimo consigliere della sicurezza nazionale Mike Waltz.

    “Ciò di cui dobbiamo discutere è chi sarà al tavolo, se si tratterà di un accordo di pace o di un armistizio, come portare le due parti al tavolo”, ha spiegato Waltz senza scoprire troppo le carte. Assicurando soltanto che “il presidente Trump è stato molto chiaro sulla necessità di porre fine a questo conflitto. Perché l’attuale escalation lo preoccupa”.

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