La Cop29 evita il flop. Biden: “La rivoluzione non si ferma”

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    Il giorno dopo la chiusura della Cop29 di Baku, c’è chi è soddisfatto, e c’è chi è deluso. Ma l’opinione comune è che la conferenza sul clima di quest’anno non sia stata un flop, che qualcosa abbia ottenuto. Poco o tanto, è questione di opinioni. Joe Biden parla di “risultato storico”, e lancia un monito al suo successore Donald Trump: “Nessuno può fermare la rivoluzione sull’energia pulita”.

    La conferenza sul clima nell’Azerbaigian del gas e del petrolio (una contraddizione di termini, ma il mondo va così) ha triplicato gli aiuti ai paesi vulnerabili previsti dall’Accordo di Parigi, da 100 miliardi di dollari all’anno a 300. Ma a quest’ultima cifra si arriverà solo nel 2035, mentre gli stati emergenti e in via di sviluppo del G77+Cina chiedevano 1.300 miliardi di dollari all’anno subito. Questi aiuti poi non sono per lo più contributi pubblici a fondo perduto, come chiedevano i paesi vulnerabili, ma sono in buona parte prestiti delle banche multilaterali di sviluppo e delle banche private con la garanzia dello stato.

    Soldi a tassi agevolati, ma pur sempre prestiti, che creano debito in paesi già poveri. Dopo una decisione simile, ognuno vede il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Per il commissario europeo per il clima Wopke Hoekstra, che ha guidato il fronte dei paesi sviluppati, “la Cop29 sarà ricordata come l’inizio di una nuova era per la finanza climatica”.

    E la sua presidente Ursula von der Leyen aggiunge che l’intesa “stimolerà gli investimenti nella transizione pulita”. Di tutt’altro avviso la delegata indiana alla conferenza, Leela Nandan: “L’importo che si propone di mobilitare è abissalmente misero. È una somma irrisoria”.

    L’India ha dichiarato di opporsi al documento finale, ma di fatto non ha votato contro. Che sia un risultato a metà l’ha ammesso il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres; “Avevo sperato in un risultato più ambizioso, sia in termini di finanza che di mitigazione”. Ma certo il malumore di paesi africani e di quelli più esposti è chiaro. Per Ali Mohamed, presidente kenyano del gruppo dei negoziatori africani, 300 miliardi all’anno dal 2035 sono “troppo poco e troppo tardi. Siamo estremamente delusi”.

    Tina Stege, inviata per il clima delle Isole Marshall, ha accusato le “lobby del fossile” di aver “bloccato i progressi”, ma ha aggiunto che “abbiamo ottenuto qualcosa per le nostre comunità” “Oggi alla Cop29, grazie in parte agli sforzi instancabili di una forte delegazione americana, il mondo ha raggiunto un accordo su risultato storico”, ha commentato Joe Biden. Il problema è che il suo successore Donald Trump ha annunciato che porterà di nuovo fuori il suo paese dall’Accordo di Parigi. E senza i soldi degli americani, l’obiettivo dei 300 miliardi all’anno diventa difficile. Biden però guarda lontano, e lancia un messaggio a Trump: “Nessuno può fermare la rivoluzione sull’energia pulita”.

    In Italia, per Legambiente l’accordo è “pessimo”, e per il Wwf Italia non dà un “segnale forte sulla riduzione delle fossili”. Luca Bergamaschi del think tank Ecco ritiene che a Baku si sia “raggiunto il massimo compromesso sulla finanza”, Tuttavia “gli interessi legati alle fonti fossili, rappresentati da Arabia Saudita e Russia, hanno bloccato le azioni necessarie per la transizione verde”. Il risultato della Cop29 per Jacopo Bencini di Italian Climate Network è stato insperato ma limitato. Quello che serve ora è la “trasformazione delle banche multilaterali di sviluppo in banche di investimenti per il clima”. 

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