Oltre 600 milioni di euro per i primi progetti, il coinvolgimento di nuovi partner africani nel 2025 e un rapporto più stretto con la nuova Commissione europea, con un funzionario di Bruxelles distaccato presso la Struttura di Missione a Palazzo Chigi.
Sono i principali elementi della prima relazione annuale sullo stato di attuazione del Piano Mattei, inviato dal governo alle Camere nei giorni scorsi. Nelle 35 pagine, di cui l’ANSA ha potuto prendere visione e su cui mercoledì inizierà l’esame della Commissione Esteri di Montecitorio, vengono indicati i nuovi strumenti finanziari istituiti presso la Banca Africana di Sviluppo e quelli avviati da Cdp e Simest. E ci sono 22 schede con altrettanti progetti.
Fra quelli finanziariamente più pesanti, la fase 2 di sviluppo del “Corridoio di Lobito”, la nuova connessione ferroviaria tra l’Angola e la regione mineraria del rame in Zambia, da realizzare insieme, fra gli altri, a Usa e Ue: il contributo italiano può arrivare fino a 300 milioni di euro, come annunciato nei mesi scorsi da Giorgia Meloni. Dal Fondo italiano per il clima, principale serbatoio a sostegno della strategia di cooperazione con l’Africa lanciata dal governo, 71 milioni sono destinati a un progetto in Kenya per l’ampliamento della produzione di olio vegetale per biocarburanti avanzati, il cui esecutore è Eni Kenya in partenariato con il Ministero dell’Agricoltura locale.
Risorse che, spiega la scheda, amplificano un finanziamento di 128 milioni dell’International Finance Corporation (Banca Mondiale), per un pacchetto complessivo di circa 200 milioni. Su questo progetto e sulle ricadute sui contadini locali accende un faro ‘Report’. “Secondo quanto riportato da alcune Ong e da Report – afferma Angelo Bonelli – sulle coltivazioni da biocarburanti sarebbero già stati spesi 75 milioni di euro e gli agricoltori non hanno ricevuto nulla perché la coltivazione di ricino è stata un fallimento e i terreni ora adesso contaminati (dal ricino stesso)”. L’esponente di Avs sollecita “un’inchiesta da parte dell’Onu” e parla di una “forma di neocolonialismo”. Alle nove nazioni con cui sono avviati i progetti pilota, nel 2025 se ne aggiungeranno altre e sono state avviate “interlocuzioni” con Ghana e Angola. La relazione rimarca l’obiettivo “di medio periodo” di gettare “le basi per l’instaurazione di una collaborazione strutturata con la nuova Commissione europea, che si estenda dalle singole iniziative del Piano Mattei alla condivisione di ampio respiro delle sue linee generali e finalità”. Intanto, è stata avviata la sinergia con il Global Gateway dell’Ue. Fra le iniziative, anche un piano di sostegno all’istruzione primaria in Costa d’Avorio, una scuola di Ospitalità a Hurghada, in Egitto, un progetto per la green economy in Etiopia e un polo agroalimentare in Mozambico: iniziative che nei piani dell’Esecutivo rallenteranno i flussi dall’Africa, in una strategia di contrasto alle migrazioni illegali fondata anche sui centri in Albania. E per questo il quotidiano britannico Sunday Times parla di “accordi per i migranti in stile Meloni” rivelando i piani del governo laburista con Kurdistan e Vietnam. “Le politiche di contrasto all’immigrazione clandestina del Governo Meloni – è il commento di FdI – danno i loro frutti e fanno scuola in tutta Europa”.
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