Hamas: ‘La lotta continua, non rilasceremo gli ostaggi’

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    La morte di Yahya Sinwar non fermerà la guerra a Gaza. Su questo convergono le visioni, solitamente lontanissime, di Hamas e Israele all’indomani dell’uccisione a Rafah della mente dell’attacco del 7 ottobre, mentre la comunità internazionale vi intravede, al contrario, l’opportunità di “aprire un cammino verso la pace”, come ha detto tra gli altri Joe Biden. Nel confermare in un videomessaggio l’uccisione del suo “grande leader”, il movimento palestinese ha giurato di uscirne “rafforzato” e di continuare la guerra contro lo Stato ebraico, minacciando ancora una volta la sorte degli ostaggi israeliani a Gaza: i prigionieri non saranno liberati finché Israele non cesserà gli attacchi e si ritirerà dalla Striscia, ha avvertito Khalil al Hayya, influente esponente di Hamas basato in Qatar e tra i papabili alla successione di Sinwar.

    A Tel Aviv, il premier Benyamin Netanyahu ha convocato una riunione speciale del governo con i vertici militari, tra cui il capo di stato maggiore Herzi Halevi, e dell’intelligence per fare il punto sulle operazioni a Gaza e in Libano, dove Israele sta combattendo gli Hezbollah filoiraniani. “Abbiamo ucciso 1.500 miliziani” del partito di Dio, ha rivendicato Halevi, spiegando che “il gruppo terroristico continua a ridursi, anche se nasconde le perdite”.  Tuttavia, l’intero asse anti-israeliano radunato sotto l’ombrello dell’Iran – con Hamas e Hezbollah, anche gli Houthi in Yemen e le milizie in Iraq e Siria – sostiene che “il martirio di Sinwar” non farà che “rafforzare lo spirito della resistenza” in favore della causa palestinese. “Sarà un modello per i giovani e i bambini che seguiranno la sua strada per la liberazione della Palestina. Finché esisteranno occupazione e aggressione, la resistenza durerà, perché il martire rimane vivo e diventa fonte di ispirazione”, ha dichiarato su X il rappresentante permanente di Teheran all’Onu. Il fronte anti-israeliano infatti, nell’omaggiare la memoria del leader ucciso, continua a sottolineare come Sinwar non sia rimasto ucciso al buio di un tunnel di Gaza o circondato dagli ostaggi come scudo, ma “combattendo eroicamente il nemico”. E anche ‘Organizzazione per la liberazione della Palestina “piange” la sua morte, così come i talebani in Afghanistan.

    Per l’Idf, invece, l’obiettivo numero uno della guerra a Gaza stava cercando di raggiungere un riparo nell’area umanitaria di Mawasi, nel sud della Striscia, dopo essere stato costretto a lasciare la sua Khan Yunis sotto la pressione dei militari israeliani. L’esercito ha inoltre riferito di aver ucciso, a circa 200 metri di distanza, il comandante del battaglione Tel Al-Sultan di Rafah, Mahmoud Hamdan, responsabile della sicurezza di Sinwar e della sorveglianza dei sei ostaggi uccisi alla fine di agosto. Ora, dopo l’autopsia condotta nell’istituto di medicina legale di Tel Aviv, il corpo del leader sarà custodito in un luogo segreto, seguendo lo stesso destino di altri terroristi e dittatori sepolti nella terra dell’oblio.  Riuniti a Berlino, Biden con Olaf Scholz, Emmanuel Macron e Keir Starmer hanno invocato “la necessità immediata di ripotare gli ostaggi alle loro famiglie, di cessare la guerra a Gaza e la garanzia che gli aiuti umanitari raggiungano i civili” palestinesi. Ma la morte di Sinwar non ha fermato al momento né i raid aerei sulla Striscia né l’angoscia per i rapiti, con i loro cari che temono di veder tramontare ogni speranza di accordo con Hamas rimasto orfano del suo leader carismatico. “La scelta di un successore non richiederà molto tempo”, ha assicurato l’alto funzionario Mahmoud Mardawi, avvertendo tuttavia che “i nostri termini riguardo ai negoziati per il cessate il fuoco non cambieranno”. Già da alcune settimane non ci sono colloqui in corso tra le parti, hanno sottolineato sia gli Usa che il Qatar. E non si intravede all’orizzonte, almeno per il momento, alcuna ripresa dei negoziati.
       

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