E’ di nuovo scontro sullo sciopero. A ridosso dello stop generale, proclamato da Cgil e Uil per venerdì 29 novembre contro la manovra di bilancio – il terzo di fila da quando c’è il governo Meloni e senza la Cisl -, si riaccende la disputa tra i due sindacati da una parte e il vicepremier e ministro Matteo Salvini dall’altra. Al centro la richiesta, partita dalla Commissione di garanzia sugli scioperi e raccolta dal Mit, di ridurre lo stop nei trasporti da 8 a 4 ore. I sindacati guidati da Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri non arretrano e Salvini firma la precettazione.
Cgil e Uil si preparano ad impugnarla. Lo scontro si ripropone, esattamente come l’anno scorso, a suon di delibere e richiami. Prima il Garante chiede di dimezzare la durata dello stop per il settore dei trasporti sollevando “il fondato pericolo di un pregiudizio grave ai diritti della persona costituzionalmente tutelati”. Da subito Salvini si dice determinato a limitare i disagi per i cittadini e ad intervenire. I sindacati non ci stanno, e sostenendo di aver rispettato la legge confermano ragioni e modalità dello sciopero generale di 8 ore, trasporti compresi (aerei e Tpl).
Resta fuori solo il trasporto ferroviario, che avevano già escluso dalla protesta. Non basta a smuovere le posizioni neppure il tentativo di conciliazione con l’incontro al Mit nel pomeriggio. Cgil e Uil tornano a confermare la propria strada e Salvini ricorre alla precettazione per ridurre a 4 ore lo stop. Un altro sciopero, ironizza, “guarda caso di venerdì”. Ora resta da vedere come evolverà la situazione.
A parte il possibile ricorso al Tar, che Cgil e Uil si sono già dette pronte a presentare (la precettazione è “una forzatura”, sostiene Landini; “la impugneremo”, replica anche il leader della Uil). Ma, intanto, come già successo l’anno scorso, di fronte alla precettazione i sindacati potrebbero decidere di adeguarsi alla riduzione a 4 ore dello sciopero nei trasporti, per evitare che le sanzioni ricadano sui singoli lavoratori. Gli attacchi tra i due fronti vanno avanti. Salvini punta il dito sui “1.342 scioperi proclamati e 949 effettuati, 38 al mese, di cui 518 proclamati e 374 effettuati a livello nazionale, più di uno sciopero al giorno”, nei 25 mesi di governo Meloni e torna a difendere anche “il diritto alla mobilità, alla salute ed al lavoro di tutti gli altri italiani”.
Landini e Bombardieri vedono invece un attacco al diritto di sciopero e tirano in ballo anche il ruolo del Garante: “La Commissione di garanzia ha obbedito ai diktat del ministro Salvini, continuando ad avanzare ulteriori richieste per la limitazione del diritto di sciopero”. E al titolare del Mit chiedono “cosa abbia fatto in questi due anni” per i trasporti e per la sicurezza, perché “il diritto alla mobilità va garantito sempre e non solo in occasione della proclamazione degli scioperi”. Lo sciopero generale di venerdì sarà, rimarcano, nel rispetto delle norme, a partire dalle fasce di garanzia.
Lo stop riguarda quindi tutti i settori (a parte i treni), privati e pubblici: dai metalmeccanici al commercio, dalla scuola alla sanità, dalla giustizia alle poste. Cgil e Uil scenderanno in piazza per chiedere di cambiare la legge di Bilancio considerata “inadeguata” e di aumentare salari e pensioni, finanziare sanità, istruzione, servizi pubblici e politiche industriali. Landini sarà alla manifestazione a Bologna, Bombardieri a Napoli.
Con i sindacati, si schiera il Pd: “Ormai Salvini lavora scientificamente per ridimensionare il diritto di sciopero. Un diritto garantito dalla Costituzione”, dicono il capogruppo dem in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto, e la deputata e responsabile Lavoro del Pd, Maria Cecilia Guerra.
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